In una recente intervista, Liam Lawson ha criticato l’utilizzo dell’inno inglese da parte di McLaren per celebrare le vittorie. Il pilota della RB ha affermato che il team, fondato dal suo connazionale Bruce McLaren, dovrebbe utilizzare l’inno neozelandese.
Lawson critica McLaren per l’utilizzo dell’inno inglese
Il pilota di RB – da poco tornato in Formula 1 – è stato ospite in una puntata del podcast Red Flags. Durante l’intervista, Lawson ha espresso il suo disappunto in merito all’utilizzo dell’inno inglese da parte di McLaren per celebrare le vittorie. Il team, attualmente leader della classifica costruttori, venne fondato nel 1963 dal neozelandese Bruce McLaren, connazionale del giovane pilota. “Non ha senso. Il team è neozelandese, il nome è ancora McLaren”, ha dichiarato Liam.
Lawson ha rivendicato le origini di McLaren, la cui sede è però ubicata nel Regno Unito. Ha continuato portando un esempio: quello di Red Bull. “Quando vince Red Bull viene suonato l’inno austriaco, anche se il team ha sede negli UK. McLaren ha sede nel Regno Unito ma è un team neozelandese. È una s*******a onestamente, specialmente se sei neozelandese perché Bruce McLaren è una leggenda”.
Una scelta a discrezione delle squadre
Il pilota ‘kiwi’ ha ragione sul fatto che Red Bull, con sede a Milton Keynes, sia stata fondata e finanziata da un austriaco e che le vittorie del team siano quasi sempre state festeggiate sulle note di “Land der Berge, Land am Strome”. L’inno britannico risuonò anche per Red Bull quando – erroneamente – venne intonato in occasione della vittoria del team a Shanghai nel 2009.
Alcuni team, come McLaren, continuano però a prioritizzare la sede piuttosto che l’appartenenza. Ne è la dimostrazione la squadra dello stesso Liam Lawson. RB è di proprietà di Red Bull, ma ha sede in Italia, più precisamente a Faenza. L’ultima vittoria della scuderia faentina risale al GP di Monza del 2020 e, in quella occasione, riecheggiava nell’aria l’inno scritto da Mameli.
Uno sguardo al passato evidenzia come non ci siano mai state regole relative a quale inno sia “più corretto” utilizzare. Nel 1986, la scuderia britannica Toleman venne ceduta, passando così nelle mani di Benetton. La melodia che risuonò alla prima vittoria del team era quella dell’inno britannico, suonato proprio su istruzione di Luciano Benetton. Successivamente venne abbandonato “God Save the Queen” per poter passare all’inno italiano. Non è dunque una novità che i team possano scegliere l’inno che preferiscono.
La questione proprietà è complessa
“Per Red Bull suona l’inno austriaco” ha tenuto a sottolineare Liam. La questione proprietà in casa McLaren è però più complessa di quella del team di Milton Keynes. Il 75% della proprietà del gruppo McLaren appartiene alla società d’investimenti Mumtalakat Holding Company, fondo sovrano del Bahrain. L’inno dovrebbe essere dunque un mash-up composto da due terzi dall’inno del Bahrain e da un terzo da quello americano – per rispetto nei confronti di MSP Sport Capital.
Nonostante l’idea di usare l’inno della proprietà sia impraticabile, Lawson non ha completamente torto nel dire che McLaren non dovrebbe utilizzare l’inno britannico – ma nemmeno quello neozelandese. Il team ha sì sede nel Regno Unito, ma è finanziato da fondi provenienti dal Bahrain, è diretto da un italiano e un americano, è alimentato da motori tedeschi ed è composto da dipendenti di varie nazioni. L’inno dovrebbe rappresentare tutti coloro che hanno lavorato e contribuito ai risultati della squadra, celebrando i loro sforzi al di là della nazione di appartenenza.
FONTE: racefans.net