La Formula 1 continua a sorprenderci, ma spesso non per le ragioni giuste. Se da un lato lo spettacolo in pista lascia ancora senza fiato, dall’altro ciò che avviene dietro le quinte—nei box, nel paddock e soprattutto nelle stanze delle decisioni—sembra spesso generare sconcerto. Oggi più che mai, le scelte fatte dai vertici dello sport, che dovrebbero orientare la F1 verso un futuro migliore, lasciano perplessi. L’ultimo caso emblematico riguarda il linguaggio utilizzato dai piloti durante i team radio, un tema che ha scatenato una vera e propria polemica, resa ancora più eclatante dalle recenti dichiarazioni del presidente della FIA, Mohamed Ben Sulayem e dalla sanzione ricevuta da Max Verstappen, reo di aver detto una parolaccia in conferenza stampa.
F1 divisa tra libertà d’espressione e censura
La controversia è esplosa quando la FIA ha deciso di punire Max Verstappen per aver utilizzato un linguaggio considerato inappropriato durante la conferenza stampa in vista weekend del GP di Singapore con ore di lavori socialmente utili.
Sì, avete letto bene!
Una punizione che sembra davvero sproporzionata e ridicola se confrontata con altri comportamenti ben più gravi e potenzialmente pericolosi che spesso passano inosservati o impuniti.
Max Verstappen, in particolare, ha sempre dimostrato di non aver paura di dire la sua, sia in pista che fuori. È un pilota che non indossa maschere e non si piega facilmente alle regole del politically correct, e forse è proprio questa sua autenticità che ha fatto scattare la reazione della FIA.
Il campione olandese non ha tardato a manifestare il suo dissenso. In una conferenza stampa privata con i giornalisti, tenuta non senza trovare opposizione da parte della Federazione, Verstappen ha spiegato come la sanzione fosse stata oggetto di scherno tra i piloti: “Nel nostro gruppo WhatsApp della GPDA, tutti stavano quasi ridendo, dicendo ‘Che diavolo è?’”. Secondo i piloti, la punizione per l’uso di parole colorite è del tutto fuori contesto, considerando la natura estremamente competitiva e adrenalinica della Formula 1.
Il problema non si riduce solo al linguaggio, ma la preoccupazione è più ampia: il diritto alla libertà di espressione. “Quando non puoi essere te stesso, devi affrontare questo tipo di sciocchezze”, ha affermato Verstappen, lamentando che la pressione regolamentare e mediatica imposta dalla FIA soffoca i piloti. “Ci stanno trasformando in robot,” ha aggiunto, una critica tagliente che riflette un malessere diffuso nel paddock.
Solidarietà tra piloti: fronte comune con Verstappen contro la FIA
Come già accennato, Max Verstappen non è solo in questa battaglia contro la FIA. Altri piloti di primo piano, tra cui Lando Norris e Lewis Hamilton, hanno mostrato il loro sostegno, non solo con dichiarazioni ma anche con gesti che hanno chiaramente fatto trasparire il loro dissenso verso le misure adottate dalla Federazione.
“È ridicolo che un pilota venga punito per ciò che dice quando è sotto pressione,” ha commentato Norris in seguito ad una conferenza stampa particolarmente tesa in cui Verstappen ha risposto in modo secco e monosillabico.
Lewis Hamilton, veterano della F1 e figura di spicco nello sport, è stato ancora più esplicito nel suo sostegno a Max. “Io non li farei, e spero che anche lui non li faccia,” ha dichiarato riferendosi alla punizione dei lavori socialmente utili inflitta a Verstappen per aver usato un linguaggio scurrile. Ha poi aggiunto che la priorità della FIA dovrebbe essere concentrarsi su problemi più rilevanti, piuttosto che reprimere le espressioni emotive dei piloti. “Non siamo qui per essere dei burattini. Siamo qui per gareggiare, per competere al massimo livello e, sì, a volte per dire cose che magari non suonano bene. Ma questo è parte del gioco,” ha concluso Hamilton, ribadendo il diritto dei piloti di essere sé stessi, anche sotto pressione.
Il sette volte campione del mondo, sempre in prima linea per i diritti, ha incarato la dose accentuando come le parole di Ben Sulayem abbiano una connotazione razzista: “Non mi piace come ha espresso questo concetto. Il paragone con i rapper era molto stereotipato, e se si pensa che la maggior parte dei rapper sono neri, è come dire: ‘Noi non siamo come loro’.“
Il ruolo della GPDA: difesa della libertà dei piloti
In questo contesto, la Grand Prix Drivers’ Association (GPDA) ha assunto una posizione sempre più decisa. Il presidente dell’associazione, Alexander Wurz, si è espresso duramente contro la decisione della FIA di punire i piloti per il linguaggio. In un’intervista con il sito tedesco Formel1.de, Wurz ha sottolineato l’incoerenza di alcune scelte recenti:
“Se prendiamo ad esempio Gunther Steiner, glorificato per il suo linguaggio colorito su Netflix, quante ore di servizi sociali avrebbe dovuto scontare? Nessuno si è lamentato allora, ma ora improvvisamente dobbiamo cambiare direzione.”
La FIA perde di vista le priorità
La tensione tra i piloti e la FIA sembra quindi destinata ad aumentare se la federazione non rivedrà il suo approccio. Il sostegno che Verstappen ha ricevuto dai suoi colleghi è indicativo di un malcontento più ampio che riguarda l’eccessiva regolamentazione e l’apparente mancanza di priorità nella gestione dello sport.
La volontà della FIA di censurare il linguaggio dei piloti solleva infatti un problema più grande: l’attenzione della federazione sembra essersi spostata su questioni marginali, trascurando le vere priorità del motorsport. Non è un caso se Verstappen è arrivato a sottolineare: “Quando è troppo, è troppo”, minacciando addirittura di lasciare la Formula 1. Se la FIA continua a imporre regole sempre più restrittive, non è escluso che l’olandese, e altri piloti, potrebbero essere attratti da nuovi progetti che garantiscano loro più libertà.
Le vere sfide per la FIA dovrebbero essere altre. Ad esempio, il crescente fenomeno degli abusi online contro piloti e team, un problema che richiederebbe una risposta coordinata e incisiva. O ancora, la gestione delle controversie regolamentari, spesso confuse e incoerenti, che minano la credibilità delle decisioni prese in pista.
I fan chiedono autenticità
In ultima analisi, ciò che i fan vogliono è vedere la passione e l’umanità dei piloti, quelle caratteristiche che rendono la Formula 1 così speciale. Privare i protagonisti della possibilità di esprimersi liberamente rischia di allontanare non solo i piloti, ma anche il pubblico. Come ha detto Verstappen, “Il bello della F1 è che è reale, cruda.”
Se la FIA continuerà su questa strada, rischia di alienare la sua base di appassionati, per i quali l’autenticità, la spontaneità e le emozioni non sono solo elementi accessori, ma il cuore pulsante di questo sport.