Nel pomeriggio dell’8 agosto, la scuderia anglo-austriaca ha reso ufficiale la conclusione del procedimento d’appello iniziato dalla dipendente della scuderia Red Bull contro il datore di lavoro, nonché TP, Christian Horner.
La svolta del caso, respinto l’appello
Arriva quindi la conclusione del caso che ha visto, lo scorso febbraio, protagonista Christian Horner e una sua dipendente. Dopo le email anonime diffuse nel paddock che accusavano il team principal di atteggiamenti inappropriati verso la ragazza e dipendente, pare si sia arrivati ad un punto.
Il cerchio si è chiuso proprio nel pomeriggio dell’8 agosto, quando la scuderia Red Bull pubblica e rende ufficiale tale respingimento di appello da parte della dipendente.
Secondo quanto si legge sul documento, «All’inizio di quest’anno è stato esaminato un reclamo presentato contro Christian Horner. Tale reclamo è stato trattato attraverso le procedure apposite, con la nomina di un consulente legale indipendente, che ha respinto questo reclamo.»
«Il reclamante ha poi esercitato il diritto d’appello, che è stato portato avanti da un altro legale indipendente. Tutte le fasi del processo si sono ora concluse, con il risultato finale che l’appello non è stato accolto. Le conclusioni del legale sono state accettate e adottate da Red Bull. Il processo interno si è così concluso e l’azienda, nel rispetto della privacy di tutti i suoi dipendenti, non rilascerà ulteriori dichiarazioni pubbliche. Red Bull si impegna a continuare a rispettare i più alti standard sul posto di lavoro.»
Riassunto per tappe del caso Horner
Red Bull aveva reso pubblico, il 5 febbraio, un comunicato in cui confermava l’indagine interna mossa nei confronti del TP Horner.
Giorni più tardi, proprio Christian Horner, è stato ascoltato dal legale indipendente incaricato di analizzare l’intero caso. Il 28 febbraio, pochi giorni prima dell’inizio del mondiale, arriva la notizia dell’assoluzione del britannico. Il 7 marzo è la dipendente Red Bull che viene sospesa dal lavoro, mentre il 16 marzo emerge la sua volontà di presentare appello.
Nei mesi scorsi, però, secondo quanto si legge su Formula Passion: «era emersa la possibilità che la dipendente potesse portare le sue accuse alla giustizia ordinaria, nel caso di mancato accoglimento dell’appello»