La morte è beffarda, ti porta con sè senza chiedere il permesso. Non puoi proporle di arrivare un altro giorno… Devi accettarla. Ed è proprio la morte a segnare la F1, che esattamente 30 anni fa visse il suo spartiacque. È Imola ’94, il weekend nero, che visse il suo prologo con la morte di Roland Ratzenberger.
30 Aprile ’94: schianto fatale per Roland Ratzenberger
Il 30 Aprile del 1994 è un sabato. Dopo aver assistito il venerdì ad un incidente importante di Rubens Barrichello, per sua fortuna senza conseguenze, il weekend di gara continua.
Si sta disputando la seconda sessione di prove libere. Tra i piloti in corsa quell’anno vi è Roland Ratzenberger. Più che 30enne, l’austriaco era in un team – la Simtek – di grandi speranze, ma piccoli mezzi. Era uno di quelli che probabilmente i più non si sarebbero ricordati, se non fosse per quella disattenzione/errore rivelatosi poi fatale.
Un passaggio aggressivo sul cordolo alle Acque Minerali l’ha portato fuori pista, generando una crepa sull’ala anteriore. Una frattura sottile che alta velocità e curve ampliarono.
Poi un rumore. L’ala si stacca e si infila sotto la vettura, ormai ingovernabile. Da pilota, Roland divenne paradossalmente un passeggero che, inerme, andava incontro al suo destino.
La sua Simtek Ford va a una velocità folle: più di 300 km/h. Solo le barriere vicino alla Tosa la contengono in un violentissimo schianto.
Un boato.
Le immagini sono crude. La monoposto compie ben 6 testacoda fermandosi poi in mezzo alla pista, quasi come se tutti dovessero guardare bene, come se volesse prendersi la scena.
Ci fossero stati i social come ora, tutti sarebbero stati col telefono in mano per immortalare la storia. Quell’impatto infatti non ha causato solo l’arresto della vettura. Anche il cuore dell’austriaco si è fermato, come sarà accertato solo in seguito all’autopsia.
La testa dondola, la situazione è più grave di ciò che si pensi. Poi si ferma, china su un lato, in posizione innaturale.
È la resa o, vedendola in altro modo, l’accettazione.
Destino crudele
Il destino con Roland è stato crudele anche dopo la morte. Bastano solo 24 ore per oscurarlo.
Il sacrificio pagato per vivere il sogno di una vita accomuna gli avvenimenti del weekend di Imola ’94. Ma se il sabato perse la vita un pilota modesto, la domenica la F1 perse la sua leggenda, Ayrton Senna. Nella notte il brasiliano ha pure pensato di non correre, provato da quanto successo a Ratzenberger. Valeva la pena rischiare così per un sogno?
Sì, se quel sogno è la tua ragione di vita.
Questa pista iconica ricorda ogni giorno la pericolosità del motorsport, portando ancora oggi i segni di quei giorni del 1994 in cui sorella morte è arrivata di prepotenza.
Si è tutti uguali di fronte a quest’ultima, nessuno può dirsi privilegiato o più importante. Lei ti prende e porta con sè, non dà scampo a nessuno.
È la visione degli uomini a darle peso.
Proprio per questo Roland Ratzenberger, se vogliamo, ha avuto la sfortuna di essere morto nel weekend sbagliato.
Non esistono morti di serie A e B, ma solo morti. E Roland merita il rispetto e riconoscimento che non sempre gli viene concesso.