In occasione del gran premio di Monaco, la Federazione Internazionale ha fatto parlare di sé per decisioni decisamente discutibili. I commissari non sono intervenuti in varie occasioni che in passato erano state sanzionate, destando un certo scalpore tra gli addetti ai lavori.
Abu Dhabi non docet
Sono passati cinque mesi e mezzo dai fatti di Abu Dhabi dello scorso anno. Ciò che di grave è accaduto a Yas Marina ha dato una svolta ai vertici dell’organigramma FIA. L’ex direttore di gara Michael Masi è stato usato come capro espiatorio, di fatto attribuendogli più colpe di quante ne avesse, nonostante la FIA stessa abbia ammesso di averlo sobbarcato con troppe responsabilità.
‘Saltata la testa’ di Masi, la Federazione si è impegnata a trovare un sostituto… anzi due. Eduardo Freitas e Niels Wittich hanno lasciato rispettivamente WEC e DTM per occuparsi della direzione nella massima serie. Nonostante i buoni propositi e le analisi fatte dalla federazione negli scorsi mesi per evitare di incappare nuovamente in decisioni controverse, rimangono delle opacità negli obiettivi e nelle scelte della nuova gestione. Sostituire un papa con un altro non è bastato per garantire un’amministrazione esemplare, e a Monaco, prima vera gara con situazioni piuttosto ambigue, ne abbiamo avuto la conferma. Ironico pensare che il presidente della FIA Ben Sulayem avesse parlato di un possibile ritorno di Masi, quando la direzione passata e presente lasciava e lascia tutt’ora a desiderare.
Nemmeno un’indagine
Nel burrascoso pomeriggio del Principato abbiamo assistito a due fatti principali che in passato erano stati sanzionati, mentre ieri no. Il primo: sia Verstappen, che il vincitore Sergio Perez, al rientro in pista hanno toccato la linea all’uscita della pit-lane. I commissari, all’accaduto, non hanno nemmeno avviato un’investigazione. Quando dopo la corsa la Ferrari ha presentato reclamo per i fatti accaduti, ogni protesta è stata vana in quanto, secondo i commissari, le ruote dei piloti coinvolti avrebbero dovuto oltrepassare completamente la linea. La sentenza è dissonante rispetto a decisioni passate: l’esempio più lampante è la sanzione di Tsunoda quando con la sua AlphaTauri ha toccato la linea bianca mentre entrava ai box, fatto accaduto lo scorso anno in Austria.
Le bandiere blu
Il secondo episodio che ha fatto scalpore è quello accaduto in fase di doppiaggio da parte dei due piloti della Ferrari. Sia Albon, che Latifi, hanno ignorato svariate bandiere blu nel momento in cui i piloti ferraristi sono giunti alle loro spalle per doppiarli. Il risultato è stato il seguente: nessuna penalità per le due Williams. Ricordiamo che è possibile ricevere una penalità nel caso in cui si ignorino tre bandiere blu di seguito. In termini cronometrici invece, Sainz ha perso circa due secondi, mentre Leclerc tre. Se ci fosse stato il rispetto delle regole, le sorti della corsa avrebbero potuto essere diverse, anche se la debacle della Ferrari non sarebbe comunque passata inosservata.
È necessario che la Federazione chiarisca al più presto, soprattutto tramite i fatti, la direzione che intende seguire. Di errori e dubbi che potrebbero influenzare significativamente il campionato, dopo quanto vissuto dicembre scorso, non ce né più bisogno.