Dopo i suoi cinque anni e qualche vittoria sporadica, Valtteri Bottas è passato all’ex Alfa Romeo nel 2022. Grazie alla sua esperienza, il team del biscione credeva di poter tornare a splendere. Per questo motivo è stato offerto un contratto abbastanza corposo al finlandese che, però, fino ad ora, non ha mantenuto le aspettative. Non bastano i 59 punti raccolti in questi due anni, perché ben 46 sono stati registrati nelle prime 9 gare del Mondiale 2022. In quelle uscite iniziali, la C42 sembrava molto veloce (guidata dallo sviluppo della F1-75) e permetteva al classe 1989 ed al compagno Guanyu Zhou di posizionarsi stabilmente in Top 10. Lo stesso pilota cinese, dopo quel lampo di Valtteri, è sembrato essere più costante e meritarsi il rinnovo anche per questa stagione.
Bottas si vede in Audi nel futuro: “Posso ancora dare qualcosa”
Nonostante delle prestazioni non del tutto convincenti, Bottas rimarrà con la nuova Sauber anche nel 2024. Se per molti questa conferma leva delle possibilità a dei giovani che potrebbero fare meglio, il finlandese è di una filosofia totalmente diversa. In una recente intervista ad Autosport, Bottas ha parlato apertamente del suo futuro e del progetto Audi 2026, dichiarando di voler essere parte integrante della scuderia: “Nella mia vita non c’è qualcosa più importante di correre in Formula 1. Come ogni pilota voglio sempre fare del mio meglio e salire più volte sul podio. Per questo credo che il progetto di Audi sia perfetto per me. Se non ho capito male, la stessa Audi prenderà le decisioni per gli anni futuri. Per questo non abbiamo discusso del mio rinnovo, e credo che lo faremo nel primo trimestre della stagione”.
“Priorità? Rimanere qui dove sono”
Dopo aver parlato del suo futuro, Bottas si è concentrato sul presente, delineando le sue priorità: “Al momento, la priorità numero uno è rimanere con la Sauber, ad Hinwil. Se ciò non dovesse accadere, sarò pronto a parlare con qualsiasi altro team. Come detto, voglio restare in F1, perché so di poter ancora dare qualcosa a questo sport”.
Articolo di Francesco Orlando