Svenimenti, ricoveri al centro medico e ustioni. I piloti di Formula 1 hanno concluso il gran premio del Qatar a dir poco stremati. Scene del genere non si vedevano da tempo, eppure, ancora una volta ci viene ricordato che la Formula 1 moderna pecca in aspetti in cui non è ammissibile permettersi carenze. La FIA, nel suo comunicato, ha promesso buoni propositi per evitare il riproporsi di queste situazioni. L’approccio del legislatore, tuttavia, dimostra ancora una volta di peccare di negligenza. C’è qualcosa che va cambiato, perché non si può continuare a scommettere sulla salute dei piloti. Andiamo a vedere i motivi per cui la FIA sbaglia – e continuerà a sbagliare – se non cambia approccio ai problemi, e la possibile soluzione.
Le vittime di un weekend rovente
Dal venerdì era chiaro anche a chi guardava la televisione: il weekend di Lusail sarebbe stato a dir poco rovente. Scarichi aperti e visi gocciolanti ad ogni inquadratura hanno contornato tutte le sessioni del gran premio. Il risultato dopo più di un’ora e mezza di gara è stato una vera e propria carneficina.
Sargeant si è dovuto ritirare al giro 43 completamente distrutto. Lo statunitense ha avuto bisogno dei meccanici Williams perché non riusciva a scendere dalla macchina. Albon è stato portato al centro medico per esposizione acuta al calore. Stroll ha riferito di aver perso conoscenza alla guida, e a fine gara si è lanciato verso l’ambulanza appena sceso dalla monoposto. Ocon ha guidato col voltastomaco e ciò che ne consegue. Piastri e il campione del mondo Verstappen si sono buttati a terra per la stanchezza nel retro podio. I piloti, completamente stremati dal tracciato desertico del Qatar, l’hanno scampata per un pelo.
Per comprendere meglio i fattori che hanno portato a quanto visto, è bene dire che la temperatura dell’aria si aggirava attorno ai 35° gradi, ma ad aggravare la situazione è stata l’umidità. L’afa ha raggiunto, infatti, l’80%. Le caratteristiche del tracciato non hanno aiutato, essendo Lusail una delle piste con più violente quanto a forze g laterali. Guidare per più di novanta minuti con una temperatura dell’abitacolo che oscilla tra i 50° e i 60° in condizioni simili è stato un vero e proprio massacro, ma il gioco non è valso assolutamente la candela.
I buoni propositi della FIA
La Federazione ha subito chiarito con un comunicato ciò che intende fare dopo gli avvenimenti di domenica. Innanzitutto, in quanto responsabile della sicurezza, cercherà di stabilire parametri accettabili per correre. L’anno prossimo in Qatar si correrà ad inizio dicembre, nonostante ciò la FIA ha espresso la sua volontà nel prendere provvedimenti. Tra le misure che intende discutere, vi sono linee guida per i concorrenti, nonché lo studio di un modo più efficiente per convogliare i flussi d’aria dentro l’abitacolo. Riguardo quest’ultimo punto, l’obiettivo sarà quello di trovare un compromesso tra la funzione protettiva dell’Halo, e la necessità di refrigerio da parte dei piloti. Le scene dei piloti che direzionavano con le mani i flussi per rinfrescarsi la faccia erano esplicative.
Il problema della FIA sta nell’approccio
La Federazione è l’organo che come obiettivo primario ha la sicurezza di piloti, addetti ai lavori, e pubblico. Negli ultimi anni, tuttavia, troppe poche volte la FIA ha messo in atto proattivamente dei provvedimenti per salvaguardare l’incolumità di chi rischia le penne ogni weekend. Il grande deficit del legislatore sta proprio qui: la filosofia dello ‘sbagliando si impara’, in uno sport del genere, deve essere limitata a quei pochissimi casi dove le conseguenze non sono in nessun modo prevedibili.
Tutto ciò non è stato fatto, e per provarlo occorre fare qualche esempio. Con l’avvento delle macchine ad effetto suolo, era noto che il porpoising sarebbe stato un problema, così come lo era stato in passato. Nella prima generazione delle macchine “ala” i piloti uscivano doloranti dalle monoposto, eppure, venendo ai giorni nostri, niente è stato fatto per prevenire una conseguenza arcinota, se non a stagione in corso. Andando indietro di un anno, emblematico è stato il collasso del roll bar sull’Alfa Romeo di Zhou a Silverstone. Senza l’Halo si sarebbe rischiata la tragedia. Ha fatto scalpore come un meccanismo così vitale per la salvaguardia del pilota si sia sgretolato in pochi metri. Ancora una volta, si è agito – giustamente – a posteriori, quando sarebbe stato preferibile avere delle valutazioni più attente nella definizione dei target da raggiungere nei crash test.
Parlando in termini ancora più recenti, è assurdo come si sia arrivati su un tracciato totalmente alla cieca, senza avere la minima idea dei rischi connessi alla pista in sé. Si parla ovviamente del Qatar, dove si è ricorso a modifiche a cordoli e layout a weekend in corso, costringendo i piloti ad uno stress ulteriore. Un tempo per omologare una pista si disputava una gara di una qualsiasi categoria, ma oggi pare non essere necessario, eppure.
Non è solo in tema sicurezza che la Federazione agisce spesso troppo tardi. Basti pensare allo scandalo della violazione del budget cap da parte di alcune squadre. Rivelare il tipo di multa solo dopo la violazione è stato un gesto meschino e a dir poco ingiusto. C’è qualcosa che va cambiato o la musica rimarrà la stessa.
Come ridurre il margine di errore
Per limitare gli sbagli, la Federazione dovrebbe migliorare sotto due aspetti in cui oggi risulta deficitaria. Il primo, nonché forse più difficile, riguarda una più solida presa di posizione. La FIA deve agire con coraggio. Lo show business di Liberty Media ha spesso messo in ombra temi che non possono essere posti in secondo piano a favore dello spettacolo. Ciò non è ammissibile, e in casi come il Qatar bisognerebbe avere il coraggio di annullare il Gran Premio. Non c’è cifra che tenga nel disputare una corsa dove i piloti svengono a 300 km/h.
In secondo luogo, la Federazione dovrebbe dar più ascolto ai piloti, ormai ridotti a ‘burattini’ dello spettacolo e quasi mai ascoltati. Sono gli unici che scendono in pista, eppure il loro parere, a quanto pare, vale zero. La GPDA, ovvero l’associazione dei piloti, è ridotta ad organo di facciata a cui quasi mai, nei fatti, viene riconosciuto il valore istituzionale che merita.
La Federazione non sbaglia e basta. La prevenzione talvolta c’è, basti pensare al divieto per i meccanici di festeggiare al muretto. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare se si vuole garantire ai piloti di correre con quel minimo di tranquillità in più che meriterebbero.