Monza vuol dire tante cose. Persino chi non vive di motorsport non può far altro che collegare la città brianzola all’evento che più rappresenta l’essenza della cultura motoristica del nostro Paese. L’autodromo Nazionale dimora sui calendari di Formula 1 dagli albori dello sport, ma le vicende legali che fanno penare gli organizzatori potrebbero costituire un ostacolo ad eventuali rinnovi. Il fascino del tracciato non può che essere elevato a motivo numero uno per cui lottare, ancor prima di denaro e onori personali.
L’ostacolo al rinnovo di Monza e le parole del Presidente
Tra le principali difficoltà che stanno affrontando gli organizzatori del Gran Premio di Monza vi è quella legata alla concessione dell’autodromo. A gestire il tracciato è la società Sias, ma questa non è proprietaria del circuito. Il contratto di gestione scade nel 2028 e, come ovvio, un eventuale rinnovo di sole tre annate non sarebbe conveniente né per l’organizzazione, né per Liberty Media. Non è desueto che ospitare un gran premio non sia garanzia di introiti economici sicuri. Se a questo aggiungiamo la piaga della scarsa sostenibilità di un rinnovo a breve termine, viene meno l’interesse da parte di tutte le parti coinvolte a siglare qualsivoglia prolungamento. Il contratto attuale assicura a Monza un posto in calendario fino al 2025, ma se vuole sperare di rimanerci deve aggirare il capriccio legato alla proprietà del tracciato. Non solo.
A rendere ancora più ostico l’arrivo ad un compromesso c’è anche l’obsolescenza dell’impianto brianzolo. Non è un segreto, lo Stradale ha i suoi anni, e lo scarso rinnovamento non può che complicare le cose quando si parla di affari. Il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani ha parlato a proposito dei tempi previsti prima di iniziare i lavori tanto richiesti da Stefano Domenicali per procedere con le trattative: “Stiamo esaminando le proposte di 14 aziende che si sono offerte. In breve tempo saranno definite quali saranno invitate a procedere, contiamo entro metà ottobre di ricevere le offerte ed entro la fine del mese dovremmo avere l’impresa aggiudicataria. Realisticamente immaginiamo che a novembre potranno iniziare i lavori.”
Damiani ha anche sottolineato come vi sia l’importanza del supporto da parte del Governo: “Il gp sul circuito più antico si fermerà nel 2025 se le istutuzioni non ci aiutano. Da soli non ce la facciamo. Non posso firmare contratti e impegnarmi fino al 2030 se non ho garanzie di coperture.“
2022 vs 2023, c’è un calo, ma i dati sono incoraggianti
Che ci sarebbe stato un calo d’interesse rispetto all’anno passato era prevedibile. Il dominio incontrastabile di Max Verstappen, che domenica ha agguantato la decima vittoria di fila, ha spento anticipatamente i sogni dei ferraristi. L’anno passato, quando Ferrari poteva permettersi il lusso di sperare concretamente nel successo di tappa, il numero di presenze nel corso del weekend ammontava a 330.000. I biglietti venduti quest’anno sono stati 304.135, ovvero il 97% del totale. Le presenze nella sola giornata di domenica sono state 100.000. Numeri che hanno certamente margine di crescita, ma che visto lo scarso spettacolo della stagione in corso non fanno altro che testimoniare come il tempio della velocità abbia la capacità di attrarre interesse in qualunque circostanza.
Organizzazione e gestione: l’autodromo è promosso
L’anno passato non sono state poche le problematiche sperimentate dai fan. Un sistema dei pagamenti basato sui token poco collaudato; file interminabili per ogni servizio e ad ogni ingresso; un sistema di navette inaccettabile e una mancanza di competenze generale da parte degli steward. L’autodromo di Monza ha nettamente cambiato passo.
I problemi visti nella scorsa stagione sono stati arginati se non eliminati. La migliore organizzazione ha reso più fluido l’accesso ai molteplici servizi presenti. Il personale adibito ad aiutare gli spettatori aveva chiare, nella maggior parte dei casi, le informazioni. Per ultimo, il sistema di navette era più scorrevole e puntuale, permettendo di giungere dalla stazione alla pista in circa mezz’ora. Alcune problematiche sono rimaste, come quella dei servizi igienici difficilmente raggiungibili, o dei sottopassi non utilizzabili. Nel complesso però, un evento godevole sotto molti punti di vista. Un’organizzazione discreta è conditio sine qua non se si vuole sperare di continuare ad ospitare il circus, dunque, si spera si mantenga una linea d’azione simile.
Monza: quando il fascino va protetto
Monaco, Silverstone, Suzuka, Interlagos, e Monza. Piste di cui tanto si discute in una Formula 1 sempre più commerciale. L’anno prossimo le tappe saranno ventiquattro, ma nonostante gli slot siano tanti, la molteplicità degli attori disposti ad ospitare una gara fa tremare i tracciati storici. La corrente di pensiero di chi sta al vertice è chiara: la storia non basta, serve innovarsi.
Ma è davvero giusto ridurre la possibilità di ospitare un gran premio alla sola capacità di generare introiti massicci e avere infrastrutture esclusive? In un mondo non affamato di denaro ovviamente no. Con questo non si intende che si debba respingere il cambiamento lasciando cadere a pezzi tribune e sottopassi, ma che bisognerebbe considerare le sfumature anziché vedere sempre o bianco o nero. Las Vegas, Miami, Jeddah e Abu Dhabi sono solo alcuni esempi di quale sia il circuito ideale per i vertici. A volte, tuttavia, sarebbe bene fermarsi un attimo.
L’essenza dello Sport nel senso più ampio del termine non l’hanno mai fatta solo i piloti, i calciatori, i tennisti o i centometristi. A rendere grande ciò che avviene in uno stadio o in una pista è anche chi fa da contorno. La massa di spettatori in visibilio sotto il podio, i fumogeni alla partenza e i boati nei momenti salienti meritano che gli sia riconosciuta più importanza di quanta gliene sia data oggi.
Quanto alla pista, immersa nei boschi come i grandi circuiti che si rispettino, è l’essenza della velocità nella sua forma più pura, più infantile. Forse è proprio questo che fa emozionare tanto: il sentirsi bambini per due ore dimenticandosi del resto. Chi ha vissuto sulla pelle certe sensazioni converrà che non tutti i circuiti sono fatti della stessa pasta. E in un mondo sempre più di plastica, non accantonare certi templi deve essere una missione.
FONTE DICHIARAZIONI: Motorsport.com Italia; La Repubblica