Stesso pacchetto di aggiornamenti, due risultati opposti. Se in Spagna Ferrari ha deluso, in Canada sembra aver trovato quantomeno la direzione giusta per impensierire Mercedes e Aston Martin. Ma la buona domenica del cavallino è un fuoco di paglia o l’effettivo inizio di un percorso?
Il ruolo del Canada nella performance Ferrari
Le premesse per la domenica di Montreal non erano negative come nel caso di Barcellona. Se il layout catalano rappresentava quanto di più vicino ad un incubo per le caratteristiche della SF-23, quello canadese pareva più amico per la rossa. E così è stato. Le curve a bassa velocità, le frequenti accelerazioni e l’uso obbligato della maggior parte dei cordoli sono stati fattori che si sono sposati bene con la monoposto di Leclerc e Sainz.
Se da un lato il tipo di pista faceva ben sperare per il weekend del cavallino, dall’altro faceva riaffiorare qualche timore in tecnici e tifosi. Perché il tracciato di Montreal ha la reputazione di una pista severa con le gomme, ed è proprio qui che il cavallino ha stupito. Il degrado è stato contenuto, e i tempi non lontani dai primi. Tuttavia, è d’obbligo sottolineare come il degrado sia stato più contenuto del solito per tutti. Il quarto e quinto posto è imputabile alla sfortunata qualifica, ma l’impressione è che Ferrari avrebbe potuto lottare per il ruolo di seconda o terza forza.
Il ruolo delle gomme nella strategia azzeccata
Quando George Russell ha impattato contro il muro facendo entrare la safety car, gli strateghi della rossa non hanno ceduto alla tentazione di chiamare i piloti ai box. Il primo motivo sta nel feedback dei piloti: Leclerc e Sainz sentivano ancora bene la gomma media; il secondo sta nella preoccupazione di una ripartenza con gomma bianca, difficile da portare in temperatura. Così, i due hanno tenuto aggiornati gli ingegneri di pista nei giri successivi, rimandando la sosta al 39esimo e 40esimo giro. La Red Bull di Perez, con la media, si è fermata alla 38esima tornata.
I due Ferrari sono rientrati davanti al messicano, con quest’ultimo tenuto a debita distanza dall’ottimo passo della SF-23. La resa dei conti è arrivata con la gomma hard, il compound notoriamente più ostico per la vettura di Maranello. Eppure, anche in questo caso, lo stint è stato buono, non lontano dai tempi della Mercedes di Hamilton che davanti girava con gomma media. Il buon feeling dei piloti e la gestione degli pneumatici hanno permesso di portare a casa un quarto e quinto posto alla rossa, ma la prova del nove deve ancora arrivare.
Ferrari respira, ma adesso aspetta
Come testimonia Carlos Sainz, la chiave per far funzionare bene la rossa non è l’ala posteriore di turno, ma qualcosa di ben più complesso: l’assetto. La finestra di funzionamento delle gomme della SF-23 è stata fino al Canada troppo ristretta, come accadeva con la W13 l’anno passato. Se, come sembra, a Maranello hanno capito come allargarla, i tecnici avranno più margine di manovra per mettere in pista configurazioni più adatte alle caratteristiche del tracciato di turno.
Non solo, perché a giocare un ruolo chiave sarà anche la correlazione dati che fin qui è parsa tutt’altro che coerente. Correlazione che è sembrata esserci nel weekend canadese. Il buon feeling dei piloti, testimoniato anche dal sorriso e dalle parole di Leclerc, è segno che l’ottimismo non sia dettato dal risultato di tappa, ma dalle premesse per il resto della stagione.
Aspettino a gioire i tifosi. La vera prova del nove arriverà a Silverstone. Un tracciato che porterà al limite gli aspetti deficitari della SF-23. Se la monoposto reagirà bene allo stress test britannico, si potranno iniziare a trarre conclusioni sulla direzione di sviluppo presa in GES. Un primo assaggio del comportamento della SF-23 in curve ad alta velocità lo avremo nel settore centrale dell’Austria, ma per un feedback esaustivo bisognerà aspettare il 9 luglio.
I margini di manovra
Nonostante l’exploit, un problema la SF-23 ce l’ha avuto. La rossa, come ormai da tempo, ha continuato a mostrare il bouncing che tanto fa dannare la schiena dei piloti. La velocità di punta era alta, il passo buono, ma il saltellamento è il segnale che il progetto sia sì indietro rispetto alla concorrenza, ma con ampi margini di manovra.
Ebbene, dopo il botto di Sainz a Montecarlo in FP2 è andato in mondovisione il fondo della macchina, e si è palesata la semplicità delle superfici che caratterizzano l’area tecnica forse più importante in questa era regolamentare. Anche le sospensioni non sembrano essere al passo coi migliori, e anche questo elemento potrà costituire una base su cui fondare la risalita verso la cima. La strada è lunga, lunghissima. La conclusione è che gli aggiornamenti hanno funzionato, ma la vera domanda è: continueranno a farlo?
FONTE: racingnews365.com